Polignano a Mare (Bari) – Intelligenza artificiale: fra etica e doveri. Cosa cambia per i giornalisti? Se n’è parlato al corso di formazione professionale per i giornalisti, organizzato da InformaGiovani e Figec Cisal.
Sono presenti: Carlo Parisi (segretario generale della Figec Cisal e consigliere nazionale dell’Ordine dei Giornalisti), Lorenzo Del Boca (presidente della Figec Cisal e, per tre mandati, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Giornalisti), Michele Partipilo (esperto di deontologia e diritto dell’informazione, già presidente dell’Ordine dei Giornalisti di Puglia, componente dell’Esecutivo del Cnog e direttore della Gazzetta del Mezzogiorno), Giuseppe Mazzarino (coordinatore della Puglia e membro della Giunta esecutiva della Figec Cisal, componente del gruppo di lavoro sulla deontologia del Cnog, docente di Storia del giornalismo nel master in Giornalismo dell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro); Vito Scisci (consigliere nazionale Figec Cisal, già consigliere regionale e nazionale dell’Ordine dei Giornalisti). L’appuntamento coordinato da Vito Scisci si è aperto con il saluto del segretario confederale della Cisal, Pietro Venneri e del sindaco di Polignano a mare, Vito Carrieri.
Di seguito alcuni interventi:
Mazzarino: “Affrontiamo un tema non certo recente. Il sociologo della comunicazione McLhuan diceva: “Non è strano che nel ventesimo secolo non si sia compreso come la televisione stia cambiando il mondo dell’informazione. Nello specifico affermava che ogni mezzo di comunicazione ha il potere di plasmare e influenzare la percezione della realtà da parte degli individui, oltre a influenzare il modo in cui la società si organizza e interagisce. Anche oggi non abbiamo capito come il web stia alterando la nostra professione e tra l’altro siamo poco attrezzati per affrontare i cambiamenti della nostra professione. La questione non riguarda solamente la contrazione della forza lavoro ma anche quello deontologico. “
Mazzarino ha poi letto alcuni passi di un documento denominato Carta di Treviso sull’Intelligenza artificiale elaborato da un esperto e da un giornalista. “Il suo utilizzo trova il limite nei diritti fondamentali della persona. L’informazione è un presidio di Democrazia, l’intelligenza coadiuva e non si sostituisce. I contenuti giornalistici sono tutelati dal diritto d’autore e non possono essere pubblicati senza dichiarare la fonte”.
Michele Partipilo : “Viviamo in una società denominata digital age, qualsiasi informazione è tradotta in un codice numerico (1 0 1 0 01). L’etimologia ci dice che proviene da digitus che significa sia dito sia cifra. Oggi il dito realizza il nostro rapporto con il mondo, in passato era la mano. Il numero è rigido non ammette sfumature né consente il dialogo. Nel nostro linguaggio stiamo perdendo le sfumature, questo criterio molto rigido influenza il nostro agire. Non esiste più il grigio ma tutto è bianco o nero: alcuni studiosi ritengono che ciò può influire anche sul comportamento giovanile e sull’aumento delle manifestazioni di violenza, proprio perché il dialogo è venuto meno.
L’IA non è umana ma come dice la stessa parola opera attraverso artifici. Come funziona? Imita le capacità di decidere di risolvere problemi della mente umana. Viene utilizzato un algoritmo: istruzioni specifiche per convertire un input in un output. Può essere creato da altri algoritmi o da progettisti umani. Cerca di imitare la rete neurale: cioè utilizza processi che imitano il modo in cui i neuroni biologici lavoro insieme.
Uno dei primi software LLM (Large Language model) usato in una redazione è stato il Wordsmith per l’AP nel 2014. Viene utilizzato per l’analisi di dati finanziari, ma anche Heliograf (Washington Post) e altri.
L’IA coinvolge anche i Telegiornali. In video compare per la prima volta il Deep Brain AI. La Corea del Sud è stato antesignano in questo. Ma ci sono diversi esempi. In Usa alcuni giornali utilizzano un algoritmo per analizzare le emozioni dei lettori (The New York Times); il Time in Gran Bretagna analizza il comportamento dell’utente per realizzare strategie di contenuti su dati. Certamente l’IA rappresenta un pericolo perché è una miniera d’oro per i truffatori. Per cui come lettori bisogna non cadere nelle trappole.
Il giornalismo punta ad un obiettivo specifico: la ricerca della verità, cosa che non è contemplata dall’IA, come ha dichiarato da CHATGPT le sue informazioni sono frutto di correlazioni statistiche senza contezza del mondo reale. Cosa, però, possiamo fare di utile per la nostra professione? Non possiamo far finta che non esista. Certamente possiamo: trovare spunti per articoli; sintetizzare lunghi testi; tradurre testi in qualsiasi lingue; correggere testi; leggere bilanci e statistiche, scrivere articoli, sceneggiare dei video o podcast….
Oltre chatGPT abbiamo Bard (Gemini) IA di Google; Copilot di Microsoft; poi ci sono i programmi utili per scoprire chi ha usato l’IA nella produzione di testi come GPTzero, AL Classifier; quelli per creare immagini Dall-e, Mdjourney... ; per convertire audio in testo Google Speech to text; video Synthesia, Descript (estrae e cancella frasi), Maxine (crea effetti di realtà come il movimento degli occhi).
Cosa non sa fare l’IA, certamente elabora e aggiorna enormi quantità di dati ma con una previsione di continuità. Non immagina, non inventa, non rischia. E’ generativa ma non creativa, solo l’uomo è dotato di creatività. L’ignoranza progressiva è il vero pericolo. L’investimento da fare è in conoscenza educazione, istruzione, cultura… (nel 2023 sono stati immessi in rete 97 zbit di dati informativi).
L’IA sta puntando molto sulla produzione di immagi e suoni: sono identici all’origine ma modificabili a paicere (deepfake). Come risolvere il conflitto IA- giornalismo? Ci sono diversi punti di scontro:
Verità dei fatti
Rispetto della persona
Trasparenza delle fonti
Attualità delle persone
Diritto all’oblio
Non c’è ancora una norma esplicita che ci permetta di superare questo conflitto ma l’articolo 9 del TU dei doveri del giornalista è il nostro punto di partenza:
Il giornalista:
a) rettifica, anche in assenza di specifica richiesta, con tempestività e appropriato rilievo, le informazioni
che dopo la loro diffusione si siano rivelate inesatte o errate;
b) non dà notizia di accuse che possano danneggiare la reputazione e la dignità di una persona senza
garantire opportunità di replica. Nel caso in cui ciò si riveli impossibile, ne informa il pubblico;
c) verifica, prima di pubblicare la notizia di un avviso di garanzia che ne sia a conoscenza l’interessato. Se
non fosse possibile ne informa il pubblico;
d) controlla le informazioni ottenute per accertarne l’attendibilità;
e) rispetta il segreto professionale e dà notizia di tale circostanza nel caso in cui le fonti chiedano di
rimanere riservate; in tutti gli altri casi le cita sempre e tale obbligo persiste anche quando si usino
materiali – testi, immagini, sonoro – delle agenzie, di altri mezzi d’informazione o dei social network;
f) non accetta condizionamenti per la pubblicazione o la soppressione di una informazione;
g) non omette fatti, dichiarazioni o dettagli essenziali alla completa ricostruzione di un avvenimento.
In qualunque caso, dunque, anche quando usiamo l’IA dobbiamo sempre rispettare l’obbligo di trasparenza e rispetto nei confronti dei nostri utenti. Dobbiamo segnalare la fonte. Per cui prevediamo per il futuro un ampliamento dell’art. 9 che specifichi tale riferimento e non solo; sarebbe il caso che ogni testata debba chiarire quale IA utilizza, da chi viene allenata e chi è il responsabile umano così come si fa con la privacy.
Va detto che è stato approvato la scorsa settimana il regolamento europeo per l’IA, solo che è già vecchio di cinque anni ed entrerà in vigore tra due anni. Il sistema politico, ahinoi è lento, rischiamo di trovarci sempre lontani dal punto di vista tecnologico rispetto alle normative da mettere in atto.
Carlo Parisi : ringrazio Vito Scisci per aver organizzato questo incontro formativo. Mi rendo conto quanto sia fondamentale prendere dei provvedimenti per tutelare la situazione occupazionale. Dovremmo imparare a copiare bene dalle esperienze americane, per combattere prima la TV e poi internet hanno investito in una informazione di prossimità, occorre dal mio punto di vista concentrarsi sul territorio.