Il vento di Conversano oggi canta un lamento lieve tra gli ulivi, portando con sé le parole di un poeta che ha fatto della sua terra una preghiera, del ricordo un tempio, della scrittura un eterno abbraccio.

Gino Locaputo, nato il 12 febbraio 1953, ha lasciato questo mondo, ma non il suo universo di parole, di pietre parlanti, di favole che ridono e giganti buoni.

Scrittore, poeta, attore, regista, direttore artistico per venticinque anni del Festival Mediterraneo Città di Conversano e Bisceglie, Gino Locaputo ha tessuto con i suoi versi un legame indissolubile tra il cielo e la terra, tra la sua infanzia e l’eterno. Con le sue opere, tradotte anche in arabo, ha raccontato storie che hanno attraversato il Mediterraneo, portando con sé il profumo degli ulivi e la carezza del vento.

Nel suo cammino poetico ha dato voce ai sentimenti profondi dell’uomo. Le sue parole non smetteranno di parlare, di suggerire, di sospirare nelle notti in cui la poesia diventa faro.

Oggi il poeta fa ritorno al suo nido bambino, alla terra che lo ha visto nascere e sognare. E nel suo addio, tra le pagine di un ultimo viaggio, ci lascia la sua voce più intima, quella di chi sa che il ritorno è un nuovo inizio

Sono le sue parole a salutarci, a stringere in un abbraccio i suoi cari, i suoi lettori, il suo Mediterraneo:

“La mia culla è qui… dove sono nato,
ora è tempo di cogliere le stelle
mi disperdo in un deserto senza fine
sulle dita del vento, ulivo mio
un pianto, un vagito, un saluto…
per il sogno perduto”

Lascia un’eredità culturale inestimabile. Così come ha vissuto, così è andato via: nelle sue parole, la sua vita.

Alla sua grande famiglia vanno le condoglianze della redazione de lavipera.it e della sua grande amica Maria Sportelli, direttore del giornale.

Mimmo Donghia