Poesia. “Nel bianco letto il corpo più non canta, / ma resta il segno di un celeste giro.” Con versi sublimi, il poeta Antonio Rotondo scorre il suo rosario di preghiera per la Morte di un Papa, ode che apre la sua ultima silloge: Nel tinello del Conclave, Vitale Edizioni.

Un titolo curioso, che fa quasi sorridere se pensiamo al tinello di casa. Luogo domestico e familiare, ormai non più in voga nelle abitazioni moderne, dove si nascondevano i piatti sporchi della cucina ai visitatori improvvisi: nonni, zii, vicini di casa. Anche questa consuetudine si è smarrita: in nome della buona educazione non si visitano più i parenti senza preavviso.

Non stupisce questo uso della parola da parte dell’autore, che ama l’ironia e si nutre di non-sense. Risiede nel borgo marinaro di Torre a Mare e, dal 1986, si occupa di musica; attualmente è bassista nei PalsmaSonici. Scrive poesia dalla metà degli anni Ottanta. Tra i suoi ultimi lavori ricordiamo Nubivago, i sogni sono carillon (2023, G.C.L. Edizioni). Fondatore del Circolo Artistico Letterario Vento Adriatico e del Circolo Artistico ViSuonari, con i quali ha organizzato numerosi eventi, cura dal 2021 sul Quotidiano di Bari le rubriche culturali LuminaMenti – tra musica e poesia e Diario del Tempo – Osservatorio artistico culturale.

Bisogna andare oltre ciò che appare, oltre la parola che induce il lettore a porsi delle domande, spingendolo — dove nessuno può entrare — nel luogo sacro del Conclave, perché anche questo diventi un luogo familiare. Attraverso i versi del poeta noi varchiamo la soglia segreta, osserviamo come spettatori occulti il mistero della morte e della rinascita dell’intermediario di Dio.

“Chi si consegna al Signore, / non rifuga le vie del mondo, ma cerca l’asfalto / che porta al Golgota” (pag. 12, La Tonsura, parte II). Anche il poeta va oltre la soglia, ma non rimane a guardare: si consegna alla fede, e Dio si fa strada nei suoi versi, dove “l’amore si spende e si tace” senza la pretesa di assolversi dal peccato.

Nella “Tonsura del cuore, non del capo” (pag. 13, La Tonsura, parte III), Antonio Rotondo cammina sulla scia della speranza, mosso dal sussurro di “un canto lieve” che “si alza dai banchi” (pag. 16, Vespri per colpevoli innocenti), e attraversa l’oscurità senza temerla.

Non è forse nell’ombra del dubbio che si rinnova la fede? A mani giunte, ognuno nel proprio tinello, può assecondare la speranza, d’altronde se non lo fanno i chierici, qualcuno deve “pur pregare per ciò che fa male”.

Nel Conclave rimane il rito del silenzio, per far strada a un uomo che, seduto all’altare del Signore, entra nel tinello del mondo come pastore di anime e “si corona”.

Note a margine

In prima di copertina
Ballando in grazia di DIO
Stampa vintage creata con I.A.
cm 19,5 x 24,5
Opera di Antonio Rotondo
In fondo al libro
Figura religiosa vestita con abiti papali
Nelle note biografiche
foto dell’autore scattata
da Margherita Burdi e
rielaborata da Adriana Lucis