Taranto. Rispetto a novembre 2023, oggi nella diga di San Giuliano (Matera) ci sono circa 13 milioni e mezzo di metri cubi di acqua in meno, invece in quella di Monte Cotugno (Potenza) il segno meno tocca addirittura quota 117 milioni di metri cubi.
Numeri incresciosi e preoccupanti, stigmatizzati dall’Area Due Mari di Cia Agricoltori Italiani di Puglia, che riaccendono i riflettori sulla crisi idrica in provincia di Taranto.
«La stagione irrigua 2025 potrebbe saltare letteralmente in aria e con essa il reddito e i sacrifici dei nostri agricoltori e di migliaia di lavoratori agricoli» è il grido d’allarme di Pietro De Padova, presidente di Cia Due Mari.
«L’acqua scarseggia e la papera non galleggia» è invece l’ironico messaggio lanciato dal direttore Vito Rubino, fortemente preoccupato anche dalla mancanza di precipitazioni atmosferiche condite dalle alte temperature che in provincia di Taranto si continuano a registrare anche a novembre.
Ma cosa sta accadendo realmente nel territorio occidentale della provincia di Taranto, area vasta che per ciò che concerne l’approvvigionamento idrico dipende dalla vicina Basilicata, pur restando comproprietaria al 50% dell’acqua della diga di San Giuliano?
«Ci siamo messi alle spalle una stagione irrigua “presa per i capelli” e salvata solo in extremis grazie alla buona volontà di alcuni attori in campo – ha chiarito De Padova – e in tempi non sospetti, abbiamo chiesto pianificazione per il prossimo futuro. Non è accaduto nulla di tutto questo e ora si rischia il fallimento. I numeri mettono tutti di spalle al muro e mentre gli agricoltori di Taranto e provincia restano in ginocchio, la crisi idrica rischia di coinvolgere anche l’approvvigionamento potabile, certamente prioritario rispetto a quello destinato all’uso irriguo».
Il livello degli invasi, quindi, ad oggi resta bassissimo: piove poco, le temperature sono alte e la preoccupazione è tangibile: «Non più di un mese fa – ha dichiarato il direttore Rubino – avevamo sollecitato il completamento di lavori di manutenzione straordinaria alla diga di San Giuliano ma, da fonti non ufficiali, ci risulta addirittura che ad oggi non siano nemmeno cominciati. Di conseguenza, per la prossima stagione irrigua, la Puglia rischia di non poter utilizzare nemmeno il 50% dell’acqua presente nella diga di San Giuliano, di cui è comproprietaria.
A completare il solito quadro, che descriviamo ogni anno denunciandolo in ogni sede competente, ci sono la mancanza di pulizia dei canali, la scarsissima manutenzione degli impianti, l’immobilismo e il menefreghismo dei diversi attori coinvolti nella vicenda e lo strapotere e l’arroganza di qualche gestore dell’acqua in Basilicata, che fa il bello e il cattivo tempo e che non viene adeguatamente contrastato dai comproprietari della diga».
Cia Due Mari, nonostante le mille vicissitudini, rende ugualmente merito al lavoro sinora svolto dall’Assessorato regionale all’Agricoltura Puglia in sinergia con Arif e Consorzio di Bonifica, questi ultimi due enti gestiti negli ultimi mesi da una figura unica, che in molte situazioni è servita a semplificare e velocizzare gli interventi e le decisioni da assumere.
Allo stesso tempo però oggi chiediamo a tutti gli attori in campo un fulmineo cambio di passo: «Non possiamo aspettare il prossimo maggio per gridare “A lupo a lupo” – ha ammesso Rubino – perciò la politica nazionale e regionale deve intervenire subito mettendo sul tavolo risorse e soluzioni concrete. Alcune di esse sono già individuate, ma servono i soldi per realizzarle e renderle operative».
Per la Cia, quindi, non ci sarebbero alternative valide a una programmazione seria e oculata: dalla pulizia alle riparazioni nel canale adduttore, in attesa di un suo intubamento, passando per il completamento di tutti i lavori lasciati in sospeso.
«Si faccia tesoro degli errori commessi nel recente passato – ha aggiunto Rubino – e si porti avanti una campagna informativa costante e rispettosa di tutti gli agricoltori del Tarantino che hanno il diritto di conoscere, prima di mettere a dimora le piante e avviare investimenti sulle colture, la quantità d’acqua a disposizione e quella presente negli invasi.
Occorre manutenere i mezzi e le strutture e rendere fruibili tutte le possibili fonti idriche presenti nel versante occidentale della provincia di Taranto: dal fiume Tara al fiume Bradano, passando dai pozzi esistenti e non ancora messi in esercizio su tutto il territorio. Inoltre, occorre attivarsi per l’utilizzo delle acque reflue nei vari comuni, inserendole laddove possibile, nelle reti consortili esistenti.
Bisogna fare manutenzione sulla condotta “Paoloni”, che corre parallela al canale adduttore, e dotare l’impianto di sollevamento del Tara di una pompa adeguata alle esigenze di prelievo dell’acqua. Tra qualche mese – ha concluso Rubino – i cittadini pugliesi saranno catapultati in una rovente campagna elettorale in vista delle Regionali del 2025. Chiediamo pertanto alle istituzioni di intervenire con azioni risolutive e di farlo subito per non prestare il fianco a facili strumentalizzazioni politiche. Non c’è più tempo da perdere e sul reddito dei nostri agricoltori, oggi più che mai, è vietato scherzare perché c’è in ballo il futuro di migliaia di aziende agricole e di lavoratori del settore».