Castellaneta. La Fondazione Rodolfo Valentino di Castellaneta, con il patrocinio del Comune di Castellaneta, anche quest’anno ha organizzato l’evento ”Ricordando Rudy” per commemorare il 97° anniversario della morte di Rodolfo Valentino, il primo divo del cinema, nato a Castellaneta il 6 maggio 1895 e morto a New York il 26 agosto 1926.

Il programma delle iniziative prevede martedì 22 agosto, alle ore 19:00 presso il Museo Rodolfo Valentino, la proiezione del film “Rudy Valentino divo dei divi”, un singolare viaggio cinematografico nel tempo e nel paese natale di Valentino, con la partecipazione straordinaria di Claudia Cardinale; il film è stato realizzato e diretto nel 2017 dal compianto Nico Cirasola, ‘vulcanico’ attore e regista, nato a Gravina di Puglia e scomparso il 3 aprile scorso.

Mercoledì 23 agosto alle ore 21:00, inoltre, presso il teatro comunale all’aperto in via Enrico Mastrobuono, si terrà il tradizionale concerto di musiche da film: quest’anno è previsto lo spettacolo musicale ”Immagini musicali” progettato da Salvatore Casaluce, e il concerto, eseguito dal Salento Cinema Ensemble e con la partecipazione della vocalist Serena Spedicato: uno straordinario viaggio attraverso i temi storici dei grandi compositori della musica per il cinema, quali Ennio Morricone, Nino Rota, Nicola Piovani, Henry Mancini, Ryuichi Sakamoto e molti altri.

Queste serate-evento coincidono proprio con la data dell’anniversario della scomparsa del divo, avvenuta il 23 agosto 1926; Rudy, come veniva amichevolmente chiamato dagli amici, venne stroncato da una banale peritonite all’età di 31 anni.

Il 23 agosto 1926 moriva il mito del cinema muto nato a Castellaneta il 6 maggio 1895; fra le informazioni e notizie dell’ultima ora La Gazzetta del Mezzogiorno pubblicava, senza alcun rilievo, la notizia della morte dell’attore a New York avvenuta il pomeriggio del 23 agosto per complicazioni polmonari a seguito di un intervento per appendicite e ulcera. Il 25 agosto Rodolfo Valentino e il corrispondente da Castellaneta, Ettore Palmieri, avranno l’onore della seconda pagina. Il 28, Mantica Barzini, che lo aveva conosciuto personalmente senza aver mai visto un suo film, scriverà una nota di terza pagina sul mito di Valentino e, nella Gazzetta di lunedì 30, ci sarà un nuovo articolo su Valentino, l’idolo delle donne. Il quadro quindi è completo: l’uomo, l’artista, il mito.

Sono articoli che accendono l’interesse dei lettori pugliesi perché il divo americano è nato dalle nostre parti ma in effetti ai frequentatori del nuovo spettacolo ancora muto, il nome di Rodolfo Valentino non diceva poi molto. Dei film da lui interpretati il primo, di grande successo, è del 1921. In Italia ne sono arrivati sì e no un paio e del resto, quanti, dalle nostre parti, potevano permettersi il lusso di andare al cinema? Il fascismo, d’altronde, li aveva proibiti. Valentino ebbe il torto di chiedere la cittadinanza americana proprio quando Mussolini invitava gli emigrati a conservare la cittadinanza per l’orgoglio che doveva sentire ogni italiano di appartenere ad un popolo che aveva conquistato il mondo. Inutile fu una lettera personale di Valentino al Duce dove spiegava che, senza l’acquisizione della nazionalità americana, rischiava di restare disoccupato.

Chi era dunque Rodolfo Valentino che in tutto il mondo, soprattutto in America, contava milioni di ammiratori in special modo fra il gentil sesso? Per noi, del Mezzogiorno, non era altro che il prodotto della disoccupazione, della miseria e dell’emigrazione meridionale ma anche simbolo di riscatto. Faceva parte di quei giovani disperati che nel 1913 lasciano tutto, sradicando dai loro cuori profonde radici affettive, pur di trovare un luogo in cui la morte non avvenisse per inedia morale e culturale.

Certo, Rodolfo non era il solito contadino pugliese, apparteneva ad una famiglia della piccola borghesia e proprio per questo, la sua esuberanza, la smania di vivere, le sue esigenze e le sue ambizioni, non potevano certamente concentrarsi nel piccolo universo tarantino dove visse con la madre prima di imbarcarsi per la già mitica America.

Rodolfo Pietro Filiberto Raffaele Guglielmi era nato a Castellaneta, in via Commercio 34, il 6 maggio 1895: è il secondo di tre figli del dottore veterinario Giovanni Guglielmi e della gentildonna francese Maria Berta Gabriella Barbin. Anche don Giovanni, prima di addottorarsi e sposarsi, aveva avuto esperienze artistiche: si esibiva come cavallerizzo in un circo della stessa Castellaneta. Rodolfo figlio d’arte, diremmo oggi; in realtà il ragazzo aveva preso dal padre il gusto dell’esibizione.

Furono in tanti a raccontare dopo le bravate di Rodolfo a cui gli amici avevano affibbiato il soprannome di ‘sparapaddune’. L’amore per la danza, soprattutto i sensuali tanghi argentini, che lo vedeva presente in tutte le manifestazioni sociali di Castellaneta prima, e di Taranto poi, non gli impedisce di diplomarsi in agraria, ma Rodolfo Guglielmi non ha alcuna intenzione di occuparsi d’agricoltura: preferisce il mondo dello spettacolo e diventa assiduo frequentatore dei caf- chantant di Taranto.

Poi un bel giorno, improvvisamente, scompare. Imbarcandosi nel dicembre del 1913 per per l’America, cinque mesi dopo arriva alla madre, ormai disperata, una lettera dal Brasile. Comincia da qui, per Rodolfo, il sogno e l’avventura nel favoloso mondo americano che nel 1925 gli farà guadagnare l’incredibile cifra di un milione di dollari.

La trafila nel cinema fu dura: prima fece la comparsa, l’ubriaco, il mendicante e poi cominciò ad avere le prime parti.

Nel 1921 interpretò “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” dove ballava il famoso tango insieme ad Alice Terry: fu un trionfo.

Rodolfo Valentino comincio ad interpretare film su film, fra cui “Lo sceicco”, “Sangue e arena”, “L’aquila nera” e il “figlio dello sceicco”.

Proprio alla prima di quest’ultimo film, a New York, fu ricoverato al Polyclinic Hospital per un attacco di peritonite e, poiché i medici non seppero scongiurare il pericolo della setticemia, morì all’età di 31 anni il 23 agosto 1926 di pleurite, polmonite e peritonite.

I funerali si svolsero in pompa magna e in un delirio collettivo mai verificatosi prima. Dopo la morte di Valentino furono prodotti i primi film sonori: sarà stato un caso ma nel 1985 nasceva Rodolfo Valentino e anche il Cinema e cosi alla sua morte nel 1926 finiva l’era del cinema muto.