Dalle prime luci dell’alba, nelle provincie di Bari, Palermo e Taranto, è in
corso l’esecuzione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali
nei confronti di 19 soggetti (di cui 17 in carcere e 2 agli arresti
domiciliari) – emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale
Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica/Direzione
Distrettuale Antimafia – con cui sono stati riconosciuti gravi indizi di
colpevolezza (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari
che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con
la difesa) per una pluralità di delitti.

In particolare, l’esecuzione dell’ordinanza (nei confronti di 15 soggetti
indagati da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Bari e di altri
4 soggetti indagati congiuntamente da parte del personale della Polizia di
Stato della Questura di Bari e del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria
della Guardia di Finanza di Bari) costituisce l’epilogo di una complessa
attività di indagine, coordinata da questo Ufficio giudiziario, articolata
in 2 filoni investigativi – distinti, ma legati fra loro da profili di
connessione soggettiva e oggettiva – di cui:

  • il primo – delegato alla Compagnia Carabinieri di Triggiano – ha
    riguardato, tra l’altro, un’associazione di tipo mafioso operante sul
    territorio di Valenzano (BA), propaggine del noto e storico clan Parisi;
  • il secondo – codelegato alla Polizia di Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e
    al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari – ha avuto ad oggetto, tra l’altro, un
    episodio di scambio elettorale politico-mafioso, nonché l’individuazione di
    un sodalizio delinquenziale finalizzato al reato di corruzione elettorale.

Con riferimento al primo filone investigativo, oltre 100 Carabinieri del
Comando Provinciale di Bari stanno dando esecuzione – nei comuni di Bari,
Cassano delle Murge (BA), Valenzano (BA), Ginosa (TA) e Palermo – a misure
cautelari personali nei confronti di 15 soggetti indagati, a vario titolo,
per le ipotesi di reato di associazione per delinquere di tipo mafioso,
concorso in minacce, porto e detenzione di armi comuni da sparo, estorsione,
usura, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,
impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la
valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), 10 degli
indagati farebbero parte di un’associazione a delinquere di tipo mafioso
operante nel comune di Valenzano che, anche con l’uso della violenza e delle
armi, avrebbero imposto la loro volontà nel commettere i reati di
estorsione, usura, spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione illegale di
armi.

I provvedimenti cautelari in fase di esecuzione conseguono a un’indagine
avviata nel settembre del 2017 su delega della Direzione Distrettuale
Antimafia alla Sezione Operativa dalla Compagnia Carabinieri di Triggiano,
allo scopo di svelare i collegamenti esistenti tra un noto pregiudicato ed
il clan Parisi. I gravi indizi di colpevolezza raccolti hanno permesso di
individuare di attribuire allo stesso pregiudicato il ruolo di promotore di
un progetto criminale, i cui sodali sono stati identificati in 7 fedelissimi
nonché nei suoi genitori, la cui madre – in particolare – è sorella di un
defunto boss, ucciso in un agguato di mafia nel 2009.

Le intense investigazioni, protrattesi nel corso di due anni, hanno
consentito di far luce su un’attività di polizia che aveva garantito, nel
maggio del 2016, il sequestro di armi e droga fino ad allora nella
disponibilità dei sodali. Inoltre sono stati scoperti cinque episodi
estorsivi, sei episodi di usura, un episodio di reimpiego di denaro
proveniente da illecita attività e svariati episodi di spaccio di sostanze
stupefacenti, nel contrasto ai quali sono state arrestate nella flagranza
del reato 10 persone. È da sottolineare come il capo ed i suoi fedelissimi
non avessero nessuna remora nell’utilizzare armi, violenza fisica o
minacciare le loro vittime come testimonia – tra gli altri – l’episodio in
cui si rivolgono ad una vittima di usura con la frase “….ti devo sparare….
ti devo scaricare un caricatore addosso… a me non piacciono queste
cose….però se mi costringi lo faccio”. Tra gli ingenti sequestri effettuati,
spiccano, oltre ad armi e munizioni, gli oltre 32 kg di sostanza
stupefacente.

In relazione al secondo filone investigativo, appartenenti alla Polizia di
Stato (Squadra Mobile e DIGOS) e al Nucleo P.E.F./G.I.C.O di Bari stanno
dando esecuzione – nei comuni di Casamassima (BA), Palo del Colle (BA) e
Valenzano (BA) – a misure cautelari personali nei confronti di altri 4
soggetti indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di scambio
elettorale politico-mafioso e associazione per delinquere finalizzata alla
corruzione elettorale.

Nello specifico, dalle articolate indagini svolte dalla Polizia di Stato e
dalla Guardia di Finanza di Bari – mediante intercettazioni ambientali,
telefoniche e telematiche, nonché servizi dinamici di osservazione e
pedinamento – sarebbe emerso (secondo l’impostazione accusatoria accolta dal
G.I.P. presso il Tribunale di Bari, allo stato, e fatta salva la valutazione
nelle fasi successive con il contributo della difesa):

Ø in occasione delle elezioni del maggio 2019 per il Comune di Bari,
sarebbe stata costituita un’associazione per delinquere finalizzata alla
corruzione elettorale. Le attività investigative avrebbero, invero,
disvelato un’attività organizzata di selezione e reclutamento di elettori
con successiva acquisizione dei loro voti – mediante (prevalentemente) la
corresponsione di somme di denaro (25 o 50 euro per ogni singolo voto) – in
favore di una candidata, in una lista civica, alla carica di consigliere
comunale, risultata poi eletta. L’ipotizzata associazione per delinquere
sarebbe stata promossa, costituita e organizzata, oltre che dalla predetta
candidata (attinta dalla misura cautelare del carcere) e dal suo compagno
convivente (con rapporti di frequentazione con elementi di spicco della
criminalità organizzata locale – anch’egli destinatario della misura
cautelare del carcere), da un noto imprenditore edile (sottoposto alla
misura cautelare degli arresti domiciliari), già consigliere comunale di
Bari dal 2004 al 2009 e della Regione Puglia dal 2005 al 2015, nonché
attuale Presidente di una società di calcio militante nel campionato di
serie C. A tale presunta compagine criminale avrebbero aderito altri 7
soggetti aventi il ruolo di “portatori di voto”, ossia quello di
individuare, contattare e reclutare il maggiore numero possibile di elettori
da cui avrebbero comprato i voti verso il pagamento di un corrispettivo in
denaro (che sarebbe stato loro anticipato o successivamente rimborsato dai 3
citati promotori). In relazione a tali fatti il Gip ha riconosciuto la
gravità indiziaria rispetto ai reati di associazione per delinquere
finalizzata alla corruzione elettorale.

Ø in occasione delle elezioni comunali di Valenzano del novembre 2019
(Comune già precedentemente sciolto per condizionamenti mafiosi), il vertice
dell’organizzazione mafiosa oggetto del primo filone investigativo avrebbe
assunto l’impegno di procurare “voti della malavita” (così denominati in una
conversazione intercettata tra 2 degli indagati) a taluni candidati, in
cambio della promessa di ricevere utilità varie in suo favore (tra cui la
modifica del piano regolatore comunale per rendere edificabili terreni di
sua proprietà) e della sua compagine criminale. In particolare, tale impegno
era stato garantito alla stessa coppia già protagonista dei fatti sopra
descritti. E’ stato disvelato (allo stato attuale degli accertamenti
vagliati positivamente dal GIP) il raggiungimento di una intesa tra il
vertice del clan operante a Valenzano (indicato nel primo filone
investigativo) ed uno dei componenti della coppia, avente ad oggetto
l’impegno del primo a procacciare un pacchetto di voti in favore di soggetti
legati all’altro, candidati come consiglieri comunali e infiltrati dalla
coppia in questione in una lista civica. In questo caso, il Gip ha ritenuto
la gravità indiziaria relativamente alla sussistenza del delitto di scambio
elettorale politico-mafioso previsto dall’art. 416 ter c.p.

È importante sottolineare che il procedimento si trova nella fase delle
indagini preliminari e che, all’esecuzione della misura cautelare odierna,
seguirà l’interrogatorio di garanzia e il confronto con la difesa degli
indagati, la cui eventuale colpevolezza, in ordine alle ipotesi di reato
contestate, dovrà essere accertata in sede di processo nel contraddittorio
tra le parti.